Istruzioni per l’uso di Baku mezza Monza e mezza Monte Carlo

Salutata l’Europa, la Formula 1 si sposta a Baku per il Gran premio dell’ Azerbaigian, giunto alla settima edizione su una pista che è una via di mezzo tra Monza e Monte Carlo. L’ideale per chi ha vinto là…

A BAku si è corso anche nel 2016, ma quell’aèèuntamento prese il nome di Gran premio d’Europa. Il circuito è ricavato all’interno di Baku, la capitale con la minore altitudine al mondo, poiché si trova a 28 metri sotto il livello del mare. Una parte del tracciato circonda la Città Vecchia, dal 2000 riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’umanità. Baku, capitale dell’Azerbaigian, fondata secondo la tradizione da Alessandro Magno, il cui nome (in arabo Bākuh, Bākūh o Bākūyā) è fatto derivare dal persiano bād Kūbac, vale a dire “colpo di vento”.

  • Come tradizione su un circuito cittadino, le mescole da asciutto selezionate da Pirelli sono le più morbide della gamma, vale a dire C3 come Hard, C4 come Medium e C5 come Soft.
  • Il tracciato, lungo 6,003 chilometri, è rimasto sostanzialmente immutato dal 2016 in avanti ed è caratterizzato da 20 curve: alcune praticamente ad angolo retto – come le prime sette – altre molto lente una volta che la pista si addentra nella parte vecchia della città, e altre ancora che vengono percorse in pieno perché, nei fatti, sono parte di un tratto praticamente rettilineo lungo due chilometri che conduce al traguardo.
  • La sede stradale varia molto come larghezza: si va dai sette metri della curva 8 allo spazio sufficiente ad avere anche tre monoposto appaiate sul rettilineo principale.
  • Secondo i tecnici Brembo il Baku City Circuit da 6.003 metri di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4 a causa della presenza di 3 curve iniziali a 90 gradi in cui i freni sono soggetti a grandi sollecitazioni: oltre 1,9 secondi e 150 kg di carico sul pedale l’una.
  • Undici le frenate, di cui 6 della categoria Hard e 3 Medium. In un giro i freni sono impiegati per oltre 19 secondi
  • La curva più dura del Baku City Circuit per l’impianto frenante è la 1: le monoposto vi arrivano a 328 km/h e scendono a 127 km/h in 2,06 secondi durante i quali percorrono 110 metri. Lo sforzo richiesto ai piloti è di 4,7 g, identico alla curva 3, e il carico che esercitano sul pedale del freno è di 153 kg. La potenza frenante è invece di 2.530 kW.
  • La quarta edizione del GP Azerbaigian, nel 2021, è ricordata per l’incidente di Max Verstappen per il cedimento di un pneumatico, fortunatamente senza conseguenze fisiche per il pilota. A vincere fu il compagno di squadra Sergio Perez mentre 2° giunse Sebastian Vettel: quello fu il 122° ed ultimo podio del pilota tedesco in F.1, tutti con i freni Brembo. Ma fu anche il 1° podio dell’Aston Martin in F.1. 
  • Con un asfalto che, normalmente, viene percorso dal traffico cittadino, l’evoluzione della pista sarà un fattore importante da tenere presente nella valutazione delle prestazioni in pista, così come un peso lo avranno le condizioni meteorologiche.
  • Di solito, in settembre le temperature sono piuttosto elevate, certamente più alte di quelle che si registravano quando si correva in aprile. Peraltro, va tenuto presente che la temperatura dell’asfalto può variare significativamente in base al soleggiamento e all’ombra determinata dai palazzi, soprattutto nella parte all’interno della città vecchia.
  • Il vento può rendere instabili le vetture, disturbando la guida, e può arrivare da più direzioni, incanalandosi fra i corridoi creati dalla struttura urbana.
  • La pista di Baku detiene il primato della velocità più elevata raggiunta da una monoposto di Formula 1 in un evento ufficiale: i 378 km/h raggiunti da Valtteri Bottas con la Williams-Mercedes durante le qualifiche del 2016 non sono ancora stati superati.
  • L’elevata velocità che si raggiunge sul lungo rettilineo principale metterà a dura prova i pneumatici anche alla luce dei carichi generati dalle monoposto: con due parti di tracciato che richiedono una configurazione aerodinamica opposta, le squadre non potranno scegliere un assetto troppo scarico per non essere penalizzati poi nella parte più lenta, affidandosi al grip generato dalle gomme per tirare fuori la miglior prestazione. Peraltro, l’attuale gamma Pirelli ha dimostrato la sua affidabilità anche in condizioni di utilizzo estreme.
  • Dal punto di vista delle strategie, quella di Baku è una tipica gara ad una sosta, con le mescole più dure a fare da grandi protagoniste. Nonostante si possa pensare il contrario guardandone la configurazione, i sorpassi non sono affatto semplici: in una situazione come quella di quest’anno, dove all’interno dei due gruppi principali di squadre le differenze di prestazione sono minime, l’efficacia del DRS potrà essere un fattore rilevante, così come la capacità di reagire agli imprevisti: la possibilità di avere una neutralizzazione è molto elevata.
  • Nel 2023, quasi tutti i piloti hanno iniziato la gara con le Medium per poi passare alle Hard al momento dell’entrata in pista della safety-car al giro 11.
  • Soltanto un pilota, Sergio Perez, è salito più di una volta sul gradino più alto del podio. Il messicano ha trionfato a Baku nel 2021 e nel 2023, anno in cui ha vinto anche la gara Sprint, confermandosi dunque particolarmente a suo agio sui circuiti cittadini su cui ha colto sei delle sue sette vittorie in Formula 1.
  • Se Checo è il re di Baku, Charles Leclerc è il principe delle qualifiche nella capitale azera. Il monegasco ha ottenuto tre pole position consecutive dal 2021 al 2023 e, lo scorso anno, è stato il più veloce anche nella Sprint Shootout.
  • A livello di squadre, statistiche opposte per Red Bull e Ferrari: la prima detiene il record di successi (quattro) ma non ha mai ottenuto la pole position, la seconda è in testa come partenze al palo (quattro, grazie anche al contributo di Vettel) ma non ha mai vinto, portando solo quattro volte un suo pilota sul podio (Mercedes e Red Bull sei ciascuno).
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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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